
Circa 60mila lavoratori assistiti, oltre 37mila pratiche seguite, ben 200 milioni di euro recuperati. Sono solo alcuni numeri emblematici dell'intensa attività condotta negli ultimi quattro anni dagli uffici vertenze della Cisl, attivi in Lombardia con 65 operatori. Numeri che testimoniano le drammatiche conseguenze della crisi sui lavoratori lombardi. Oltre l'80% delle vertenze, infatti, riguarda il recupero di mensilità o di liquidazioni dovute ma non versate ai lavoratori. “Il perdurare della congiuntura economica negativa e la crescente difficoltà delle imprese ad ottenere crediti dalla banche si ripercuote sui lavoratori - afferma Gualtiero Biondo, coordinatore regionale e nazionale degli Uffici vertenze della Cisl -. Prima della crisi avevamo una percentuale elevata di vertenze avviate per rivendicare diritti e tutele previste dai contratti nazionali non rispettati dalle aziende, oggi queste sono solo il 20%”. “Ciò non significa che le imprese rispettano i contratti più di prima – aggiunge – ma che la priorità dei lavoratori è quella di ottenere il compenso che spetterebbe loro, piuttosto che preoccuparsi delle condizioni di lavoro”. Dall'analisi dei dati relativi all'attività degli uffici vertenze Cisl emerge inoltre un notevole incremento dei fallimenti aziendali e quindi delle procedure concorsuali aperte: dalle 774 del 2009 (3676 lavoratori coinvolti) si è passati ai 1132 del 2012 (4.436 lavoratori), per un totale di 16.548 lavoratori coinvolti nel quadriennio. “L'attività si è particolarmente complicata nel corso degli ultimi anni a causa di diversi fattori, a partire dalle spese di giustizia, circa 250 euro a carico del lavoratore, introdotte dalla riforma Fornero – sottolinea Biondo -. La nuova legge fallimentare, la diversificazione delle modalità retributive e la previdenza complementare hanno aumentato i costi dell'azione, disincentivando a volte il lavoratore, oltre che richiedendo una sempre maggiore competenza da parte dei nostri operatori”.
Quanto ai settori produttivi più colpiti, in testa alla classifica si conferma il commercio, con 4.069 lavoratori che nel 2012 sono stati costretti a ricorre agli uffici vertenze per tutelare il loro reddito. Segue il settore dell'edilizia, con 2090 lavoratori in vertenza, in deciso aumento dopo che l'anno scorso si era registrato un calo (erano stati 1792, contro i 1948 del 2010 e i 1909 del 2009). In netta diminuzione, invece, il settore metalmeccanico, con 2028 lavoratori coinvolti contro i 2.292 del 2011, e quello dei trasporti, dove i lavoratori in vertenza nel 2012 si sono quasi dimezzati, passando da 861 a 581 (erano stati 918 nel 20110 e 944 nel 2009). Sul fronte delle procedure avviate per fallimenti aziendali, invece, il quadro si presenta leggermente diverso: le maggior criticità si presentano nel 2012 nel settore edile, con 1221 lavoratori coinvolti, seguito da quello industriale (1167) e dal commercio (811). In aumento le procedure anche nel chimico-tessile (689 contro i 422 del 2011).
Lo scenario dettagliato dei lavoratori che negli anni si sono rivolti agli uffici Cisl resta invece sostanzialmente invariato: sono più uomini che donne (6372 contro 3839, nel 2012, gli utenti che hanno aperto vertenze; 3046 contro 1384 quelli che hanno avviato procedure concorsuali), e una buona percentuale è rappresentata da stranieri (il 2% di quelli che fanno vertenza, il16% di quelli che devono recuperare crediti a seguito di un fallimento).
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