“Mafie in pentola”, quando il teatro nutre speranze
Venerdì 11 luglio serata conclusiva della rassegna “Milano e la Memoria”.
Per ricordare l’avvocato “eroe borghese”, a 35 anni dal suo assassinio, Tiziana Di Masi porta in scena lo spettacolo di teatro civile sui prodotti di Libera Terra, dai terreni confiscati alle mafie (160.ma replica) nel cuore della finanza italiana: Piazza Affari.
“E' indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il Paese”. (G. Ambrosoli, lettera alla moglie Anna, 25/2/1975)
L’11 luglio 1979, l’avvocato Giorgio Ambrosoli cadde assassinato sotto i colpi di un killer assoldato da Michele Sindona. Pagò con la vita il suo incarico di commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, che aveva svolto con professionalità e integrità morale, tra minacce e tentativi di corruzione. Nessuna autorità presenziò al funerale.
35 anni dopo, venerdì 11 luglio 2014, per non dimenticare Giorgio Ambrosoli, la rassegna “Milano e la Memoria” (direzione artistica Daniele Biacchessi) ideata dall'associazione Arci Ponti di Memoria e realizzata da Comune di Milano e Arci Milano con il sostegno di Fondazione Rcs e Fondazione Feltrinelli, porta nel cuore della finanza italiana, Piazza Affari, due spettacoli di teatro civile: “Giorgio Ambrosoli”, con Luca Maciacchini, e “Mafie in pentola. Libera Terra, il sapore di una sfida”, con Tiziana Di Masi (160.ma replica). Inizio ore 21, ingresso libero.
La tournée di Mafie in Pentola, iniziata quasi 4 anni fa, continua toccando luoghi sempre più significativi, per raccontare come dal peggio della nostra società si possano creare occasioni di speranza e di rinascita. L'investimento nell'agricoltura biologica come reazione alle montagne di veleni scaricate dalle mafie nei terreni costituisce il cuore della sfida lanciata dalle cooperative di Libera Terra in Sicilia, Calabria, Puglia, Campania e infine nel nord Italia, dal Piemonte alla Lombardia, sempre più nelle mani dei clan. Di questo parla “Mafie in pentola”, primo e unico spettacolo dedicato alla storia e ai prodotti delle cooperative sorte nei terreni confiscati alle mafie. Contemporaneamente, Tiziana Di Masi è in scena con “Tutto quello che sto per dirvi è falso”, primo spettacolo di teatro civile dedicato all’emergenza contraffazione, denunciando le conseguenze sociali, sanitarie ed economiche dell’acquisto di prodotti contraffatti, controllati principalmente dalle mafie.
“Il teatro – afferma Tiziana Di Masi – è strumento essenziale per comunicare cultura della legalità che, come ricorda don Luigi Ciotti, non può essere dissociata da un reale impegno ad essere cittadini attivi e non a intermittenza, consapevoli e responsabilizzati, impegnati a migliorare il nostro Paese e salvarlo dalla corruzione, dal malaffare che dilaga in maniera esponenziale. Per questi ideali fu assassinato Giorgio Ambrosoli. Non dimentichiamolo. Creiamo una comunità che si interroga, si informa, partecipa; rafforziamo la comunità attraverso la narrazione e il teatro, che nasce per creare coesione, per cementare speranze, per immaginare e costruire ciò di cui abbiamo bisogno: una società che dia finalmente possibilità”.
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Scritto dal giornalista Andrea Guolo (Premio Vergani – Cronista dell’anno 2011), Mafie in pentola – Libera Terra, il sapore di una sfida è il racconto di un viaggio all’interno delle cooperative di Libera Terra dove, sui terreni un tempo in mano alle mafie, è nata una "bella economia" i cui cardini si chiamano agricoltura biologica, qualità, lavoro e rispetto delle leggi. È uno spettacolo che si fonda sulla speranza e sulla rinascita, perché la terra non smette mai di rigenerarsi, basta concederle la possibilità.
Ed ecco che nella Piana di Gioia Tauro, dagli ulivi abbattuti dalla ‘ndrangheta per ricavarne legname e non cederlo alle cooperative, si originano quei polloni che daranno l’olio della speranza; ecco i vigneti bruciati dalla sacra corona unita in Puglia che tornano a fiorire e a regalare un grande vino; ecco in Sicilia l’affermazione di un’agricoltura che rompe il muro delle regole mafiose e versa finalmente i contributi ai lavoratori.
È uno spettacolo sul gusto e su alcune tra le eccellenze del nostro settore agroalimentare. Con un’interpretazione capace di sfumare dal drammatico al brillante e attraverso il coinvolgimento diretto del pubblico, chiamato sul palco ad assaggiare i prodotti, non “chiude” lo stomaco dello spettatore, bensì stimola la sua “fame” di legalità e di cose buone.
Il cibo si fa memoria e occasione di riscatto sociale.
Fonte: Redazione
Martedì 8/07/2014
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