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Bereguardo

La storia dell’istrice, sfrattato dal riscaldamento globale

Dopo l’Arno, ha oltrepassato anche il PoContinua il viaggio dell’Istrice (Hystrix cristata) lungo la penisola italiana per adattarsi al riscaldamento del clima e trovare nuove aree per vivere e riprodursi.

Ne dà notizia oggi la Lipu, grazie alla sequenza video registrata da una “fototrappola” installata da quattro studenti dell’Università di Pavia (Andrea Brambilla, Sebastiano Fusari, Gioele Grandi e Giacomo Piceni) nel territorio di Bereguardo, all’interno del Parco naturale della Valle del Ticino.

Impegnati nel corso di Zoologia ed etologia applicata tenuto dal professor Giuseppe Bogliani, gli studenti hanno ripreso il mammifero di notte, con l’infrarosso, attraverso un meccanismo di attivazione automatico che rileva la presenza di oggetti in movimento davanti all’obiettivo.

Le immagini mostrano chiaramente un esemplare adulto di Istrice che si muove nel sottobosco in prossimità di una tana di tasso, un altro mammifero di simili dimensioni che è comune nel parco.

“Si tratta di una preziosa testimonianza della presenza di questa specie di mammifero, tipica del Mediterraneo - conferma Giuseppe Bogliani, docente all’Università di Pavia - Da alcuni decenni l’istrice sta espandendo il suo areale verso Nord come conseguenza delle modificazioni climatiche in corso. La sua presenza è inoltre un’ulteriore testimonianza del ruolo che il Parco del Ticino sta svolgendo quale corridoio ecologico che congiunge l’area appenninica con l’area alpina. Il mantenimento della continuità territoriale deve però essere garantito anche per il futuro, evitando di frammentare il territorio con strutture lineari invalicabili”.

La presenza dell’istrice a nord dell’autostrada A7 Milano-Genova, una barriera importante e difficilmente valicabile per gli animali, fa infatti pensare che il mammifero abbia utilizzato uno dei sottopassi realizzati in passato per il traffico veicolare.

Questo avvistamento - afferma Claudio Celada, direttore Conservazione natura della Lipu - conferma l’importanza di liberare le reti ecologiche dalle interruzioni causate da strade, autostrade, ferrovie e insediamenti industriali, permettendo ad animali come mammiferi e anfibi di spostarsi senza barriere e di cercare territori più idonei per la sopravvivenza.

Nei giorni scorsi – prosegue Celada – proprio il corridoio ecologico che collega il Parco del Ticino con il Campo dei Fiori è stato ripristinato dal progetto Life Tib in provincia di Varese, grazie a opere di deframmentazione e ricostruzione di habitat andati persi. Ora, il Campo dei Fiori, sopra Varese, è collegato al Parco del Ticino e quindi alla pianura padana e agli Appennini.
Si tratta di un risultato di grande valore, che consentirà a tante specie di spostarsi liberamente lungo la direttrice nord- sud del paese”.

Sino agli anni settanta del secolo scorso, l’Istrice raggiungeva a Nord la valle dell’Arno, in Toscana. Il succedersi di inverni sempre più miti gli ha consentito di superare gradualmente il crinale appenninico e di assestarsi nella parte meridionale della Pianura padana.

Recentemente ne era stata segnalata la presenza nell’Oltrepò pavese e, negli scorsi tre anni, anche nei dintorni di Pavia, a Nord del Po. In questi ultimi casi, si trattava, purtroppo, di due esemplaritrovati morti sulle strade in seguito a impatto con gli autoveicoli.
Quella di Bereguardo è la prima osservazione di un animale vivo e in apparente buona salute.

“L’adattamento ai cambiamenti climatici in corso sarà possibile solo se i corridoi ecologici, in futuro, saranno liberi da impedimenti – conclude Celada – Ciò comporta non solo interventi di “deframmentazione” o ricostruzione di habitat, ma anche una stretta integrazione tra piani urbanistici o infrastrutturali e la tutela dei corridoi ecologici. Solo così la biodiversità sarà tutelata e con essa un ambiente in grado di fornirci quelle risorse indispensabili, come aria e acqua, indispensabili per vivere”.

Fonte: Redazione
Giovedì 10/12/2015
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