“Non capiamo come mai il servizio di scorta sia garantito a tanti che potrebbero farne a meno e
tolto a una persona come Giulio Cavalli che denuncia la mafia quotidianamente, in modo preciso e circostanziato. Nelle sue performance teatrali sulla mafia Cavalli fa nomi e cognomi, così come li fa nei suoi libri e da qualche mese anche nei suoi interventi in Consiglio regionale. Ma soprattutto, Giulio, fa nomi e cognomi nelle tante iniziative sul territorio, a cui lo invitano comitati e associazioni che si impegnano quotidianamente contro pizzo e 'ndrangheta, che, come hanno dimostrato le centinaia di arresti nell'ambito della recente inchiesta ‘Infinito’, anche in Lombardia è purtroppo ancora ben radicata”.
E’ la dichiarazione di Giuseppe Civati, consigliere regionale del Pd, dopo aver appreso la notizia della revoca della scorta antimafia al collega dell’Idv Cavalli. Lo stesso Cavalli ha specificato i contorni della vicenda, chiedendo
nel suio blog un basso profilo agli organi di stampa nel trattare il caso. "Ho ricevuto informale comunicazione sulla scelta da parte dell’UCIS di Roma di revocare il mio servizio di tutela" scrive Cavalli "ma non credo, non voglio, e vi chiedo di non strumentalizzare o amplificare la notizia per rispetto per me e per la mia famiglia che ha già pagato troppo".
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Ho un grande rispetto per le istituzioni e per le molte persone che con me (e come me) sono in questa nostra grande battaglia, per questo credo che incagliarsi su questo particolare sia irrispettoso nei confronti dei molti che in prima linea rischiano quotidianamente la propria incolumità: penso ai testimoni di giustizia, ai magistrati, ai cronisti al fronte e a tutti gli uomini di parola (che mi onoro di avere tra i miei amici) e che ho visto troppo spesso dover elemosinare protezione per sé e per le loro famiglie", scrive l'attore e consigliere regionale dell'IdV.