Domani, martedì 19 marzo, sciopero in tutti e 3 gli stabilimenti Cifa, società che produce macchinari utilizzati nell'industria del calcestruzzo, di proprietà del gruppo cinese Zoomlion heavy industry. Negli stabilimenti sono impiegati in tutto 630 operai: 420 a Senago (Milano), 135 a Castiglione di Stiviere (Mantova), 75 ad Azzano San Paolo (Bergamo).
La decisione di scioperare è dovuta al fatto che un mese fa la Fiom ha inviato all'azienda la Carta rivendicativa e non ha ancora ottenuto risposta. “La Carta rivendicativa prevede di rendere inapplicabile il contratto separato di Fim e Uilm – spiega Mirco Rota, segretario generale Fiom Cgil Lombardia. - Attraverso un accordo chiediamo di pagare i primi 3 giorni di malattia al 100% e che il salario sia realmente tutelato cancellando qualsiasi ipotesi di slittamento degli aumenti. Inoltre poniamo il problema della rappresentanza, chiedendo di continuare a mantenere le stesse agibilità sindacali che hanno Fim e Uilm anche per la Fiom”. Attraverso un referendum, i lavoratori di tutti e tre gli stabilimenti non solo hanno considerato negativamente il contratto separato di Fim e Uilm ma hanno anche dato mandato alla Fiom di aprire con la Cifa un confronto rispetto ai punti della carta rivendicativa.
Alla base delle ragioni dello sciopero c'è anche il fatto che a Senago l'azienda ha chiamato i delegati sindacali, senza coinvolgere la Fiom territoriale, per stabilire un orario flessibile e stagionale che prevede punte massime di lavoro di 48 ore a settimana con previsione di scarico anche inferiori a 32 ore settimanali, nei periodi in cui le commesse diminuiscono. “Il comportamento della Cifa, che non vuole prendere in esame un confronto con la Fiom e che intende applicare un contratto nazionale che non è stato votato dai lavoratori, è un atto grave prima di tutto nei confronti dei lavoratori stessi – sottolinea Rota. - Sicuramente, dopo l'iniziativa di domani, qualora l'azienda decidesse di non aprire la trattativa, valuteremo insieme ai lavoratori con quali altre azioni continuare questa vertenza. Quel che è certo è che i lavoratori della Cifa non si rassegnano a farsi togliere i diritti e a non vedere garantito il salario”.
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