Gli studenti iraniani a Milano, tra politica e paura
Incontrare studenti iraniani a Milano non è difficile. Basta avvicinarli su Facebook o Twitter e si viene inondati di proposte, inviti a concerti o feste tradizionali come il capodanno persiano (il 21 marzo). Molto più difficile, invece, è parlare con loro di cosa stia succedendo in Iran.
Anche Amir Seradji, Shabnam Kasraei e Mehdi Shoghi, tra i fondatori dell'associazione degli studenti iraniani di Milano, vicina all'Onda Verde, sono diventati più cauti. Si sono conosciuti lo scorso giugno, dopo l’annuncio della vittoria alle elezioni presidenziali di Muhamad Ahmadinejad. Al grido di “Where is my vote?, in Piazza Duomo – proprio come a Teheran - era nata una manifestazione spontanea per protestare contro i brogli elettorali.
In molti avevano il volto coperto. “Temevamo ritorsioni”, spiega oggi Shabnam. “Tra noi si potevano nascondere funzionari del consolato o agenti in borghese”. Il prezzo da pagare è alto. “Possono impedirci di tornare a casa, arrivati in Iran, ritirarci il passaporto”. A due studenti, partiti subito dopo le elezioni, è successo.
La morte di Neda, giovane donna uccisa a Tehran durante le manifestazioni di giugno, rimbalzata in poche ore sugli schermi di tutto il mondo, è diventa rapidamente il simbolo della protesta. E ha avuto il potere di trasformare la paura in determinazione. Alla veglia per Neda a Milano hanno partecipato oltre 500 persone con al polso un nastro verde. Questa volta, però, tutti a volto scoperto. E proprio poche settimane fa il Comune di Milano ha fatto piantare nel Giardino dei Giusti un albero per la ragazza.
Con il passare dei mesi, però, i giovani iraniani che vivono all'ombra della Madonnina sembrano aver rallentato la loro attività politica. O forse hanno solo reso più prudente e meno manifesta la loro adesione all'Onda Verde. “Ci siamo riuniti per partecipare ad una festa millenaria, una tradizione persiana. Oggi l'Onda Verde non centra”, ripetono quasi tutti i partecipanti allo Sizdah Be Dar, il giorno della natura, al Bosco in Città. “Se ci esponiamo, quando torniamo in patria ci danno fastidio”. Ma tutti continuano a sognare un Iran più libero.
Intanto in Iran la repressione continua a farsi sentire. “Intellettuali e studenti vengono arrestati di continuo e perfino giustiziati. Sono in molto quelli che decidono di partire”, racconta Mòstafa Khosravi, rifugiato in Italia da qualche mese. Mentre le attenzioni di tutto il mondo si concentrano sul nucleare, nel Paese crescono le pressioni economiche. “Ahmadinejad ha portato in Parlamento un progetto di legge che taglia la maggior parte dei sussidi alla base della società iraniana, in gran parte sostenitrice dell’Onda Verde”, prosegue Mòstafa. “All’entrata in vigore ci sarà un vero e proprio choc economico: le tariffe di luce, gas pane e benzina rischiano di triplicare – conclude - . Se a tutto questo si aggiungeranno nuove sanzioni internazionali, a pagare il conto saranno soprattutto i movimenti riformisti”.
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