Un'esperienza sensoriale unica, per veicolare un messaggio di sensibilizzazione alle problematiche che vengono ogni giorno affrontate dai non vedenti. È questo la “Cena al buio”, serata conviviale che si svolge nella più completa oscurità, organizzata l'8 e 9 aprile da Giambellitaly, associazione di promozione sociale del quartiere Giambellino.
Successo. «È la quarta volta che diamo vita a questa iniziativa – spiega Marco Calderoni, 28enne presidente di Giambellitaly – e la gente ne è sempre entusiasta. Avevamo a disposizione una sala da 35 posti ed è andata esaurita in entrambe le serate». La cena si è svolta nei locali del Centro d'aggregazione giovanile CD Giambellino, in via Bellini, oscurati con teli neri per l'occasione: «Ai tavoli servivano tre membri dell'Associazione di non vedenti Disabilincorsa, che hanno guidato i commensali, riuniti in sei tavoli, attraverso le difficoltà di una situazione per loro completamente nuova, nella quale poteva essere complicato anche solo recuperare una forchetta caduta».
A luci spente. Non è infatti semplice trascorrere un'ora e mezza al buio completo, senza vedere in faccia il proprio compagno di tavolo o ciò che si sta mangiando, ma chi ha partecipato alla cena si è velocemente adattato: «La serata è stata “normale” - prosegue Calderoni – la gente parlava ed era allegra. Alcuni si sono trovati al tavolo con estranei e ne hanno fatto la conoscenza senza poterli guardare negli occhi. L'unico problema è che l'oscurità spinge ad alzare un po' la voce, e perciò ogni tanto occorreva invitare gli ospiti a non urlare».
Progetto. Il ricavato della cena al buio è servito a coprire le spese di organizzazione dell'evento, garantendo un rimborso ai camerieri della serata. La somma rimanente servirà da autofinanziamento per l'associazione Giambellitaly, nata nel 2005 dall'idea di un gruppo di universitari del quartiere. Questi giovani si sono affiancati al centro d'aggregazione della zona dando vita a laboratori creativi, come corsi di deejay, graffiti o per la produzione della birra artigianale: «Il nostro obiettivo – conclude Calderoni – era arricchire il numero e la provenienza dei frequentatori del Centro, che prima era percepito come il luogo di coloro che venivano dalle case popolari della zona e magari non potevano permettersi altre attività». E in effetti i nuovi corsi hanno attirato ragazzi di più varia estrazione sociale e anche di altre zone della città, offrendo un punto di confronto e crescita collettiva non solo ai giovani ma all'intera comunità, grazie anche agli eventi, come le degustazioni di prodotti tipici lombardi, che vengono periodicamente proposti dall'associazione.
(
FpsMedia)
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