Acqua, l'opposizione darà battaglia in Aula

La minoranza in Consiglio regionale si opporrà martedì 30 novembre, durante la seduta d’Aula, all’approvazione della riforma del servizio idrico integrato. Chiederanno di sospendere la discussione sul provvedimento in attesa che il Parlamento si esprima su una probabile proroga dell’entrata in vigore della riforma della legge sull’acqua, contenuta in finanziaria. Proroga, da parte di Roma, auspicata e comunque ragionevole in vista della sentenza della Corte costituzionale che si deve pronunciare sul ricorso del Veneto entro la fine del prossimo febbraio. Sarà, dunque, battaglia, come è stato preannunciato dai rappresentanti dei gruppi consiliari di Pd, Idv, Sel e Udc.

«L’opposizione è concorde nel bollare il decreto Calderoli come un legge deleteria per l’intero servizio idrico regionale – ha spiegato Fabrizio Santantonio, consigliere regionale del Pd –. Ci accomuna una forte perplessità circa i contenuti scritti nella legge che il centrodestra regionale vorrebbe approvare martedì prossimo in Consiglio e che, se non intereverranno variazioni, entrerà in vigore il 1 gennaio 2011. Da parte di PDL e Lega c’è un’ostinazione non condivisibile, oggi bisogna fare di tutto perché la Regione non legiferi prima della sentenza della Corte Costituzionale, perché rischiamo, in caso di accoglimento del ricorso del Veneto, di fare una legge inutile e insieme dannosa».                                                                                                                                            E Regione Lombardia, secondo il Pd, «continua a fare orecchie da mercante, non prendendo una posizione precisa, perché non vuole opporsi al Governo, difendendo un decreto che toglie la gestione e la titolarità del servizio ai Comuni, rendendo di fatto inapplicabile il modello “in house”, quello in cui i comuni gestiscono direttamente».

Tre le questioni fondamentali su cui pongono l’accento gli emendamenti dell’opposizione: il mantenimento della titolarità del servizio idrico integrato ai Comuni, la salvaguardia del sistema fino a oggi vigente e la unitarietà, e non  unicità, della gestione.

«Noi di Italia dei Valori chiediamo, almeno, un rinvio di qualche mese dal momento che nel febbraio prossimo la Corte Costituzionale si esprimerà sulla questione – ha ribadito Stefano Zamponi, capogruppo dell’Idv –. Si tratta di una scelta di buon senso, sarebbe assurdo legiferare in fretta e furia basandosi su una legge che rischia seriamente di essere abrogata, sia per i quesiti referendari su cui si è già espressa la Corte di Cassazione sia per ricorsi per incostituzionalità promossi da alcune regioni».

E Chiara Cremonesi, capogruppo di Sel, ha aggiunto: «Questo progetto di legge rischia di essere un gran pasticcio, se non quella di accelerare la creazione un sistema che favorisca il business dei privati a danno della gestione del servizio idrico e quindi di tutti i cittadini. Perché, addirittura, la soppressione degli Ato prevista dalla legge Calderoli potrebbe non entrare in vigore il primo gennaio, ma il 28 marzo. Lasciando quindi il tempo necessario per rivedere il pdl e arrivare a un testo condiviso. Tanto più che a febbraio il pronunciamento della Corte Costituzionale sul ricorso della Regione Veneto potrebbe rimettere tutto in discussione. Riteniamo quindi che ci siano elementi a sufficienza per fermarne l’approvazione definitiva in Aula fissata per martedì prossimo. E proprio in vista della seduta di Consiglio, stiamo lavorando all’eventualità di una sospensiva».

Concorde anche l'Udc. «In Lombardia non si può cancellare con un colpo di mano tutto l'ottimo lavoro svolto dagli enti locali per gestire al meglio questa importante risorsa – ha chiosato Valerio Bettoni, consigliere regionale dell’Udc –. Noi ci opponiamo all'affossamento del ruolo dei comuni, all'annullamento della loro partecipazione diretta alle scelte strategiche e al trasferimento delle competenze alla Province. Ai Comuni verrà sottratta ogni competenza diretta sulla programmazione degli investimenti, che solo nella nostra regione ammontano a circa 200milioni di euro annui all'interno di un fatturato superiore a un miliardo di euro”.